è solo un blog

i'm a fountain of blood in the shape of a girl

di quest’anno che è volato

Non aggiorno da febbraio. Vomitare tutte quelle parole degli ultimi post mi deve aver lasciato addosso una specie di vergogna per questo luogo di cui a malapena mi ricordavo. Quindi, un po’ di aggiornamenti a caso.

Dopo essere tornata a casa dopo la maledetta settimana da mia madre, non si è ovviamente mai più fatta sentire fino a giugno in cui, approfittando dell’IMU di questa inutile baita che dobbiamo pagare, mi ha fatto sapere che “non parlarsi non porta a nulla”. Qualche povero illuso potrebbe pensare “che carina, dai, un gesto di avvicinamento”. Io dopo quarant’anni di conoscenza ho pensato “che vuole adesso?”. E infatti. Telefonata immediatamente dopo per dire che adesso ha capito che non è immortale e vuole sistemare le cose prima che sia troppo tardi (il tutto farcito da lamentele su quanto sia tutto difficile ora, come se me ne potesse importare qualcosa). Quindi sarei dovuta andare prima possibile a Biella (lei non ha voglia di venire qua), con e. (e questa è stata la pretesa più assurda) per parlare di mia sorella. Dopo i primi giorni di nervoso ho cercato poi di organizzare questo viaggio per sentire cosa c’era da dire. Quando le faccio sapere la data che ho individuato, con due settimane di anticipo, non mi risponde e si scoccia perché lei ha da fare. Mi innervosisco ancora un po’ e a un certo punto arriva un’epifania: per una volta mi rendo conto che posso non fare quello che pretende che faccia; le scrivo che non andrò a Biella, che non mi interessa cos’ha da dire adesso che si è data una svegliata e se proprio è importante me lo dica pure al telefono, e che il da farsi lo vedrò quando lei non ci sarà più o non sarà più autosufficiente. Mi stavo illudendo di poter arrivare a delle soluzioni di comune accordo… ma quando mai? Possibile arrivare a quest’età ed essere ancora così rincoglionita da star dietro a una stronza del genere? Ho ignorato le sue risposte sarcastiche e le ho ribato che il mio numero di telefono se serve ce l’ha, e che quando sarà affare mio, perché prima o poi, che a lei piaccia o no, sarà affar mio, valuterò il da farsi, e che per come era andata la settimana che mi ero fatta a Biella avevo capito che prendere in casa mia sorella non era una strada percorribile. Fine. Per sempre, o quanto meno fino al funerale? Si spera. Ma purtroppo nessun desiderio riguardo questa famiglia di merda mi si è mai avverato.

La casa. La casa!
Trasloco finito a maggio. Da quando abbiamo venduto l’altra casa, si è già allagata due volte (a noi era successo solo due volte in 5 anni). Ora se incontriamo la ragazza che ha comprato, cambiamo lato della strada. Ma loro (lei e il fratello) sembrano averla presa con estrema filosofia (d’altronde, che la casa sia vicina al Lambro era ovvio, che fosse semi interrata pure, che ci fossero stati problemi in passato pure). Spero sinceramente siano più i momenti belli che passeranno lì, di questi imprevisti. Per me è stato così e quella casa, anche se mi ha creato problemi d’ansia che mi porterò dietro per decenni, a me manca, perché era il nostro nido
Questa nuova è al terzo piano, quindi ovviamente non si allaga da sotto. Ma è all’ultimo piano e, indovina? Si allaga da sopra. Allaga è un parolone, per ora in due stanze qualche goccia durante i temporali che hanno provocato disastri in tutta Milano. Così mi sta bene. Intervento amministratore immediato, preciso e gentile; ora stiamo vagliando qualche intervento per provare a risolvere definitivamente (come togliere una canna fumaria che non usiamo). Mi consolo uscendo di casa e guardando i tre palazzi di appartamenti accanto al nostro: ce n’era uno in vendita quando cercavamo casa, ma era fuori budget perché più nuovo, in classe A, e tutto il resto. Bene, a loro ogni volta che piove si allaga tutto il piano interrato dove hanno ingressi, box e cantine. Ogni volta li vedo passare qua sotto con gli stivaloni verdi e le idrovore in funzione per ore. Proiettile scampato alla grande. E questo è effettivamente l’unico problema che abbiamo riscontrato.
Per il resto la casa è bellissima, ci innamoriamo ogni giorno della vista delle nostre finestre (e così tutti quelli che entrano). I piani di ristrutturazione sono nel cassetto, li teniamo aggiornati per il futuro. Per adesso ancora ce la teniamo così! Tranne lo studio, per cui ho raccattato del parquet gratis quest’estate (quanto è etico andare a prendere le robe gratis avendo noi due stipendi e nessun problema? non lo so. ma a volte me lo chiedo.) e che procederò a sistemare a breve, dipingendo le pareti e mettendo il finto parquet, tanto per questa stanza non abbiamo grandi progetti, per ora, ma resta quella che usiamo di più tutti i giorni. La sala è la mia meraviglia per gli occhi, con il divano colorato e l’arco della Flos a renderlo la sala che ho sempre sognato. Non abbiamo ancora deciso cosa mettere in balcone: tavolo per pranzi e cene? Angolo relax? Angolo relax ma allargato per quando siamo in tanti? Vorremmo poterci mettere tutto, ma i metri sono quelli che sono. Ci penseremo l’anno prossimo.

Le vacanze. Le maldive.
Queste meritano un post a parte, a gran richiesta del pubblico (giuro).

E che resta? Resta un’estate che è volata ad appendere quadri, comprare mobili e piante. E restano dei progetti, altri tre mesi in europa a inizio 2025, se troviamo una sistemazione decente da qualche parte. Per ora sono riuscita a ridurre all’osso la mia to do list, siamo in attesa degli ennesimi esami del nipote di e. per capire se sto tumore, dopo un anno di chemio e radio, ha deciso di levarsi dal cazzo o no e le giornate vanno avanti con il solito, adorabile, perfetto tran-tran.

dei rientri

La settimana di prova è finita. Sabato ho preso le mie cose, ho chiuso tutti i lucchetti della casa figli della paranoia di una testa di cazzo, messo l’antifurto, chiuso il garage e buttato via le chiavi. Io ho chiuso. Con tutto. La spada che pende sulla mia testa da quarant’anni per la prima volta l’ho guardata, l’ho presa e l’ho buttata nel cesso. Non è mia responsabilità niente di tutto ciò. Non è colpa mia se in questo stato di merda una madre può rinunciare a un figlio ma un figlio non può rinunciare a una madre. Se dovrò un giorno risponderne in tribunale, ne risponderò. Non devo niente a nessuno, soprattutto a questa persona che per tutta la vita ha vissuto come se io non esistessi, se non quando voleva ricordarmi che non ero voluta. Né devo niente a mia sorella, che il massimo sforzo di questa settimana l’ha fatto quando mia zia esasperata l’ha obbligata a salutarmi. Non sarà colpa sua, lo so bene, ma nemmeno mia.

Tornata a casa mi concentro sulle tre M.

Mutuo acquirente, Mutuo nostro, Maldive.

Il mutuo acquirente è ufficialmente concesso, la caparra è ufficialmente incassata, la casa è ufficialmente venduta.

Il mutuo di e. dovrebbe, dopo che il direttore di banca se l’era palesemente dimenticato in un cassetto, arrivare questa settimana (ma guarda te che velocità quando sono loro ad aver sbagliato, pazzesco!). E subito dopo arriverà la data del rogito.

Per le vacanze aspetto una risposta da maldivealternative e spero, ardentemente, di poter concludere in settimana, per segnare sul calendario una data già oggi e smettere di preoccuparmi delle vacanze “oh mio dio dove andiamo quest’anno che non ho tempo di organizzare niente”.

dei limiti

Quindi.

Dormo in una brandina sfondata con un lenzuolo e un sacco a pelo come coperta. Perché in una casa di 250mq mia madre ha deciso che lei voleva dormire così, in sala, al piano terra, con casini di macchine e gente al posto di una camera al primo piano con affaccio su silenzioso giardino. Con i vestiti buttati sul tavolo della sala. E guai a dire qualcosa, perché a lei va bene così e io devo stare zitta e attaccarmi al cazzo. Va bene.

La casa fa schifo. Ovunque tocco c’è una ragnatela di eoni fa o dello sporco accumulato da generazioni. Il roomba che ha meno di un anno non funziona perché non è mai stato pulito. Idem per quei milleduecento euro di dyson. Ho passato la prima giornata a pulire gli strumenti per pulire. La seconda a pulire uno dei due bagni in modo da potermi almeno lavare la faccia senza avere l’impressione di stare nel cesso di un campeggio mal tenuto.

La sveglia è alle 7:30, perché mia sorella deve prendere una pastiglia. La sveglia la devo mettere io, ma vicino alla brandinaletto non c’è nessuna presa, così il primo giorno cerco una ciabatta libera e la trovo in camera di mia sorella, che mi ha appena ordinato “domani mi vieni a svegliare alle 7:30”. Provo a prenderla, la tragedia greca. Mi sorbisco dieci minuti di spiegazione su cosa devo fare: “devi mettere il telefono in carica lontano dal letto” “ma non sento la sveglia” “devi alzare il volume” e prima che prenda sto cazzo di telefono con caricabatterie e ciabatta insieme e me lo infili in gola, mi faccio un altro giro nei 4 piani della casa finché non trovo la prolunga con cavi esposti che mi fa compagnia accanto alla faccia ogni notte.

Cucino. Servo. Mangio mentre la persona accanto a me mangia con la bocca aperta, cercando di trattenere i conati e di mandare giù almeno due cose per stare in piedi il resto della giornata. Pulisco casa. Porto mia sorella a pilates. Porto mia sorella a lavoro. Tutto in rigoroso silenzio, perché le uniche parole che mi vengono rivolte sono per dirmi cosa devo fare. Nemmeno un ciao quando scende dalla macchina, perché a quanto pare sono peggio di un cane.

Tutta la mia roba è confinata in una trousse e nella valigia, perché ogni cosa che accidentalmente tiro fuori viene spostata dove più le aggrada. Nemmeno la bottiglia d’acqua posso tenere a portata di mano perché deve stare nell’armadio.

Poi porto poi mia sorella da mia madre in ospedale e lì mi aspetta un’ora di risposte di merda e di attacchi gratuiti, e di lamentele di voler tornare a casa. Ad ogni lamento penso a mio nipote di vent’anni, che sta combattendo un tumore al sangue da mesi, che è stato in ospedale un mese intero e mai, mai si è lamentato o si è abbattuto. E che si lamenta di star male solo alla fine di ogni ciclo di chemio, che lo devasta. E penso a questa merda di 75enne davanti a me che non fa che lamentarsi e pretendere che tutto sia dovuto, senza nemmeno la decenza di un misero grazie per aver preso la mia vita, averla chiusa in un angolo ed essere venuta qua a sopportare tutto questo, da sola, per aiutare.

E in tutto questo, la santa donna di mia zia, che è davvero santa per tutto quello che fa e che non potrò mai ringraziare abbastanza, ma che a me non fa che ripetermi che devo avere pazienza, pazienza con tutto, con mia sorella, con mia madre, con la casa, con il dormire in una brandina, con il lerciume, con tutto.

Io ho sicuramente tante (vabbeh, alcune) buone qualità, ma la pazienza non rientra decisamente nell’elenco.

Fanculo.