il punto
Ovviamente, arrivi al punto di piangere. Di passare la serata sul letto a singhiozzare e a fare pensieri che non riporteresti mai su un blog. E il mattino dopo ti ritrovi ad accorgerti che non è effettivamente cambiato nulla, la notte non ha portato né consigli né conigli ma solo due occhiaie ben visibili. E arrivi al punto di chiederti a cosa serva tutto, a cosa serva continuare, se le cose continuano ad andare nello stesso modo da sempre. E se tutto quello che hai davanti è solo una lunga, faticosa, salita. Perché ha un bel da dire, la gente, « esci e conosci qualcuno ». Sì, certo, se esci con i tuoi amici, le persone arrivano, amici di amici, le conosci, cambi compagnia, è tutto un bel ricambio. Ma se non conosci anima viva, letteralmente, se non sai nemmeno dove uscire perché di strade ne conosci due al massimo e comunque sei una di quelle persone che a prendere e andare a bersi una birra da sola non ci riesce, perché certo socievole non è la parola giusta, se nel tuo ufficio non c’è nessuno né della tua età né nelle tue vicinanze, se non vai all’università o a scuola dove conoscere gente è più naturale di respirare, è dura pensare che sì, potrebbe essere che domani vado al supermercato e conosco qualcuno. E tutte queste cose non puoi nemmeno andartele a pensare in riva al lago, o in cima alla collina, o sul bordo di un fottuto fosso, perché non sai dove ce ne siano, qui. La parola familiare è a mille anni luce, da me.
E onestamente, anche se andassi a sbattere contro qualcuno da conoscere, la cosa più probabile è che io non voglia conoscerlo. Perché mi irrita la sua risata, la sua voce, quello che dice, perché per sbaglio ripete una cosa già detta o non ha esattamente gli interessi che voglio e perché nemmeno a sezionarmi con un coltello da macellaio riuscirei a tirarmi fuori da questo pantano di insofferenza in cui mi sono ficcata. E nel caso estremo in cui passasse la selezione, mi ritroverei dopo un mese, due mesi, tre anni a rendermi conto che, comunque, non gliene importa un cazzo di me, e allora cosa l’ho conosciuta a fare, questa persona.
15 commenti
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Ehi, ehi, ehi. Così non va bene, per te.
Non so cosa fare o cosa dire se non che mi dispiace e che hai tutto il mio appoggio, fammi sapere se si può fare qualcosa…
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Weigand ha ragione da vendere direi..
Poi boh io per un sacco di tempo mi son andato a prendere birre, al cinema, alle mostre, in vacanza, insomma ovunque da solo, l’ho trovato utilissimo per togliermi parte dell’insofferenza di dosso, e farla rientrare in canoni normali. Trovo che avere a che fare con se stessi e basta, spesso è utile a mettere in ordine un pò di cose, basta non cadere nella trappola del cristallizzarsi, in quella condizione di isolamento poi. -
Non sai come ti capisco.
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Scusa la crudezza: non credo che possa capirmi chi vive con 5 familiari ed esce con la persona che ama.
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IlMale, ammiro chi lo fa. Io proprio non ci riesco. Io sono una di quelle che fuma perché non riesce ad aspettare il pullman ferma in piedi da sola.
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Non so se è da ammirare, io ero arrivato alla non sopportazione di nessun essere vivente nel raggio di 10 metri, gatti esclusi. (quindi direi che da ammirare proprio no…)
Unico vantaggio è che essendo io non un corridore nel fare le cose mi sono permesso di godermi con calma le cose che mi piacciono, e sopratutto riuscivo (riesco) a farle, cosa che raramente riuscivo a fare in compagnia (gli altri si annoiano con le mie passioni spesso..)
Poi ho imparato a "accettare" così come sono (o quasi) gli altri, e a godermi le cose valide delle persone che ho deciso a quel punto di avere intorno, e a correggere me sopratutto, è accaduto tutto da solo, per principio di insopportazione di me stesso eheh.
Di certo mi resta il bisogno d’isolamento ogni tanto, o di uscire con me stesso… ma non è un male come scrivevo prima è utile.
Il resto si vedrà, solitamente ti dimostri piuttosto intelligente, quindi presumo che o un giro simile o un percorso migliore del mio lo farai da te. -
io capisco quanto possa risultare alienante una grande città – ma il tuo mood credo non cambierebbe in un paesello dove conosci tutti e nessuno – Non essere soli ed avere qualcuno vicino è uno stato d’essere non un fatto – Di solito l’estrema necessità porta ad accontentarsi ma non è il tuo caso – Allora sì che è difficile trovare qualità invece che quantità –
E qui sì – ti capisco davvero – -
Ero uno di quelli che pranzava al Mc da solo, andava al cinema di pomeriggio da solo, mi prendevo i gelati da solo, cenavo al cinese da solo e gurdavo i film da solo.
Ogni tanto mi manca. -
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Mi spiace davvero di leggerti così. E’ di per se difficile vivere in una grande città ed è più difficile ancora quando non si ha un minimo punto d’appoggio. Probabile che sia solo questione di tempo. Io ho passato dei momenti in cui mi isolavo completamente da tutti, poi tornavo ad uscire e a conoscere gente nuova. Magari, non so, potrebbe succederti la stessa cosa. Altro non saprei dirti. Non ho mirabolanti soluzioni.
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Trovarsi ad un punto impreciso, che non è ne l’inizio ne la fine non è certo facile. Non è nemmeno facile decidere in che direzione proseguire e ricominciare, però può essere utile fermarsi nel punto in cui si è arrivati; pensare, piangere, prendere a calci un muro e urlare.
Poi con la mente un po’ più libera dai mille pensieri si scopre di aver compiuto un passo,un passo in una qualsiasi direzione; con la consapevolezza che questo gesto è l’inizio di un nuovo sentiero, in discesa o in salita, la scelta è solo nostra.Solo in parte comprendo quello che stai passando, e ti auguro di trovare presto quella consapevolezza per compiere quel passo, nella direzione a te più consona.
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ca….spita abiti troppo lontano, altrimenti ci saremmo potute fare due chiacchiere davanti ad un birrozzo, mi sarebbe davvero piaciuto, in due è più facile ridimensionare il tutto… cmq per una chiacchiera virtuale in messenger ci sono, sai dove trovarmi =)
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E’ che uno ti direbbe iscriviti ad un corso di ballo, a lezioni di yoga, rompi una lampadina e conosci un elettricista, "così più luce avrai" (op.cit.). Ma no, non ti direi esci e beviti una birra, se sei sola, però il corso sì, è un chiavistello, forse, o solo un modo per non restare chiusi in casa a pensare, e fumare.
Poi, e lo sai, hai tutti quelli che sono qui a leggerti, che son aria e non posson bere la birra, se non li chiami, ma magari fai un colpo, lascia scritto che, e fai un piccolo raduno di quattro persone a parlare dei massimi sistemi..
Poi, per quanto riguarda i tre anni, e l’ inutilità del conoscere, bè, ovvio che ci ripenserai, e ti ricrederai, probabilmente, e sono inutili tutte le parole che restano parole mentre il mal di stomaco è tutto e solo tuo, e infinito in questo momento e senza fine nel tempo e nello spazio, anche, dentro di te..
E tutto scivola come sabbia fra le dita, tutto si svuota di significato, e le persone incontri non sono mai come le vorresti, e non te ne frega niente, mentre tutto passa davanti come un film in cui tu non riesci a entrare..
Ma il porblema è che sei tu a non essere come vorresti, a non essere innamorata, e felice, e sorridente.. Allora sì che tutte quelle persone avrebbero un senso, e sarebbe bello conoscerle..
E’ dentro di te, che devi aspettare, e non fuori, il cambiamento.. il mal di pancia che passa.. la pioggia che finisce..
"e sarà la prima che incontri per strada che tu coprirai d’ oro per un bacio mai dato.."
Passerà, te lo prometto.. E se non passa, ti chiamo per bere una birra. Ti annoierai. Ti chiamerò fra un anno, e ti divertirai. Io sarò lo stesso, ma tu sarai cambiata..
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Mi spiace piccola.
facile dire è un pensiero del momento, e troppo facile dire che quando verrà il momento sarai tu stessa a voler conoscere gente nuova, chissà dove o come.
il punto è ora e qui. e che le si conosce a fare le persone se sono "solo" tappe? Una crono, un gran premio della montagna… Poi se arrivi in maglia rosa, gialla o quello che è lo scopri solo alla fine… ma bisogna prendere la bicicletta… forse non sono nemmeno stato troppo chiaro… pardon…