del passato che passa silenziosamente
Questa mattina, mentre scendevo le scale della metro, F. mi è passato a fianco, salendole.
Chissà se mi hai vista? Io ti ho visto bene, anche meglio delle altre volte, quando ero più concentrata a cambiare strada e a zittire i pensieri. Avevi i capelli diversi da come li ricordavo io, forse più grigi, come si conviene ad un padre ormai nemmeno più novello, un umore non dei migliori e stavi uscendo dalla metro – tu, l’uomo che la metro mai. Ma immagino avrai scoperto che la macchina serve a cose più importanti, come accompagnare tuo figlio all’asilo, piuttosto che accompagnare di nascosto alla metro me dopo il lavoro.
E’ stato bello non sentire niente, vedendoti, non sentire il tuffo al cuore? … o forse più giù, a voler essere onesti. E’ stato bello non avere la testa che in un secondo volasse in anfratti più oscuri del mio passato, restando poi a indugiarci e farsi male come spesso succede. E’ stato bello continuare a parlare con il mio amore senza che il tuo passaggio fosse una distrazione. Non era così, prima, ed è bello vedere che le cose cambiano in fretta, vuoi per l’età che avanza, vuoi perché forse avevo sopravvalutato qualcosa, vuoi perché quando sono con lui sono in un altro mondo, e niente di esterno e me e lui entra nella nostra bolla.
E allora chiudo questa scatola, la sigillo, ci stampo sopra un bel “concluso” e la metto via. Avrei voluto che alcune cose fossero andate diversamente, che ci fosse un po’ più di umanità, alla fine, in fondo in fondo, ma il tempo mi ha fatto capire che era proprio uno sbaglio immaginarsi diversamente; gli eventi della tua vita, su cui sono stata spesso aggiornata da terze vie, hanno contribuito a erodere sempre di più l’immagine che avevo di te come persona, che, diciamolo, già non partiva al massimo. Tu hai scelto di abbassare le orecchie, tornare a casa, chiedere scusa, risolvere i tuoi problemi nel più classico dei modi, sviandoli da qualche altra parte, hai figliato, vi siete presi un gatto e via, velocissimi, sulla strada lastricata dai cadaveri morti di normalità dei milioni di persone che hanno scelto questa via prima di te. Io questa scelta la disprezzo, almemo qua posso scordarmi del politically correct e dirlo chiaramente. Ma per tutto il resto, rifarei tutto come prima; mi hai permesso di mettere in pratica fantasie che erano rimaste sempre tali, mi hai aperto la porta di un mondo che ho sempre solo sbirciato da fuori e per quanto mi riguarda è stata una delle esperienze migliori della mia vita. Ho anche imparato che tutto non si riuscirà mai ad avere, la conciliazione di queste due realtà è troppo dura e faticosa, ed è stata una lezione importante per capire cosa voglio e cosa non voglio e smettere di cercare l’impossibile. Trovando, infine, finalmente, il possibile. E quindi, alla fine, grazie di tutto e grazie anche del niente.