è solo un blog

i'm a fountain of blood in the shape of a girl

dell’esasperazione

A inizio Marzo ho affrontato per l’ennesima volta il discorso separazione. Per l’ennesima volta sembrava che l’avvocato fosse un capriccio tutto mio, « se proprio ci tieni » è la frase esatta. Per l’ennesima volta ho ripetuto che io non ho né il tempo, né la voglia, né la benché minima conoscenza per procedere con una separazione faidate; e che se lui continuava ad essere di questo avviso, che se ne occupasse lui e mi desse delle tempistiche; « va bene fammi sapere quanto vuole l’avvocato condiviso ».
Il giorno dopo ho fissato il primo appuntamento con l’avvocato, chiedendo ad Andrea di venire – dietro anche richiesta dell’avvocato. « Voglio prima sapere quanti soldi prende ». E’ stato inutile spiegare l’ovvietà, ovvia anche per una nutria, del fatto che il primo appuntamento serve proprio ad esporre la situazione in modo da poter capire, l’avvocato, di che entità di lavoro si tratta e poter quindi dare la preziosissima, fondamentale informazione: €. Mi reco all’appuntamento da sola. Mi propone una cifra più che onesta, al di sotto della media di mercato, in quanto sorella di una ex collega. Le racconto anche che lui non c’è perché aspetta di sapere la questione soldi, e che ci saremmo risentite la settimana dopo per capire se c’era anche da parte di Andrea l’ok a procedere. Gli riferisco la cifra, mi chiede di aspettare che ne sente un altro proprio il giorn dopo. Nonostante fosse passato un mese da quando sapeva che avevo l’appuntamento, e circa 10 mesi da quando sapeva che volevo separarmi, lui lo sente il giorno dopo. Ok, dico io, va bene. Il giorno dopo, niente. Il giorno dopo, niente. Riprendo il discorso: allora? Possiamo non tirarla per le lunghe? Lui d’improvviso vuole parlare con l’avvocato contattato da me, e io all’improvviso mi sfrantumo i coglioni. Ci poteva parlare quando ci ho parlato io, durante l’appuntamento a cui non è voluto venire. Gli do il numero dell’avvocato, « domani la chiamo » è la risposta.

Il giorno dopo, mi scrive per dirmi che la situazione è risolta: ha un suo avvocato. Il mio avvocato non l’ha mai chiamato. Nessuno, a parte lui, né io, né il mio avvocato, né il suo avvocato a quanto mi è stato riferito, riescono a comprendere perché ci sia bisogno di due avvocati e due parcelle per una separazione consensuale. Io purtroppo ho il sentore di sapere perché. Perché quando ti accingi a preparare un palo da mettere in culo a qualcuno, vuoi che l’operazione di prendere il palo e infilarlo venga fatta da qualcuno che non è pagato da chi si troverà alla fine il palo. Si tratta quindi solo di aspettare e capire cos’è che sta architettando.

L’avvocato di lui dice al mio avvocato che nel giro di una settimana avrebbe mandato la proposta per i termini della separazione. Stiamo ancora aspettando.

Nel frattempo, chiamo l’agenzia immobiliare in cui gli avevo detto di passare per parlare con il ragazzo e capire se andava bene affidare l’incarico in scadenza a loro. Non avendo avuto più alcuna notizia, volevo capire se era passato o no. Il ragazzo dell’agenzia mi dice che è passato, tutto a posto, e che adesso stanno aspettando che la cosa passi ai nostri avvocati per capire se dare o no l’incarico all’agenzia in questione. Lo chiamo. « Ma anche per la scelta dell’agenzia dobbiamo mettere in mezzo gli avvocati? » « Se possiamo parlarne civilmente no » mi risponde. Scema io che fino a un minuto prima nemmeno sapevo ci fosse qualcosa di cui parlare. « Possiamo: se l’agenzia ti va bene, confermala e digli di chiamarmi, ciao. ». Facile facile.

Nel frattempo, partecipo a una riunione condominiale di casa nostra e a una seconda riunione straordinaria incentrata solo sul nostro caso (in breve: i miei vicini non apprezzano la posizione della nostra caldaia e minacciano di fare causa – non entro nel dettaglio di questa grottesca situazione perché ci sarebbe un intero libro da scrivere). Viene deliberata una soluzione, cioè quella di nasconderla con un reticolato di legno entro 60 giorni. Gliela comunico via mail, chiedendogli se se ne può occupare lui. Non scrivo quello che penso, che è più precisamente: puoi occuparti almeno di questo?. Nessuna risposta. Gli scrivo di nuovo, chiedendogli almeno di farmi sapere, nel caso non intenda occuparsene o intenda passare la cosa all’avvocato. Nessuna risposta.
E come al solito, sono costretta a telefonargli.
« Ti ho mandato un paio di mail » « Le ho viste » « E posso avere una risposta? » « Avrai la tua risposta. » « Mi dici qual è il problema? » « Devi darmi il tempo di rispondere ».
E io che credevo che 2 giorni per rispondere a una mail di 10 parole fosse sufficiente.

Non so, sinceramente, dire quanto mi manchi al punto di rottura.

degli aggiornamenti di primavera

E così, eccoci qua. D’improvviso è primavera. Boccioli e fiori ovunque, nessuno sa come vestirsi e il friend-with-benefits (che suona meglio di scopamico, no?) della mia coinquilina è più arrapato di un mandrillo cresciuto in solitaria e poi buttato in una gabbia di femmine.
Tra pochissimo sarà quasi estate e noi ripartiremo dal via con un nuovo giro di vestitini, serate a bere tutti insieme e nottate sul terrazzo a parlare, ridere e amarci. Nel frattempo, ci si trascina tra raffreddori e stanchezza da mezza stagione.

Sempre nel frattempo, le cose un po’ si muovono, anche se con la lentezza di un pachiderma zoppo. La casa è ancora invenduta, e fino al prossimo mese siamo vincolati a un’agenzia sta casa certo non la sta vendendo. Vedremo come va con la prossima agenzia, anche se il mio desiderio inespresso è che rimanga invenduta fin quando non sarà possibile per me subentrare nel mutuo al 100% (dai miei calcoli si parla di mesi, ma non troppi). Per ora, mi limito a sborsare un affitto e il 50% di mutuo ogni mese più doppie spese condominiali, tanto che mi chiedo come avrei fatto senza l’aumento di stipendio non richiesto ma decisamente provvidenziale.
Questa serà mi toccherà anche partecipare all’assemblea condominiale per verificare che non ci facciano causa per la caldaia montata 20cm più in alto di quella precedente. Forse a ben pensarci quella casa, visti i vicini, sarebbe meglio venderla… in ogni caso, ho da sfogare 5 anni di frustrazione per non aver mai rotto le palle a nessuno, nonostante raramente abbia trovato una tale concentrazione di stronzi maleducati nello stesso palazzo. Peggio per loro!

La prossima settimana ho il primo appuntamento con l’avvocata per capire come procedere con la separazione. Speravo di vendere casa prima in modo da semplificare la faccenda, ma non voglio aspettare altri 3 anni per non essere più la moglie di mio marito. Lui non ha voluto partecipare al primo appuntamento perché vuole prima sapere quanto costerà. Come dal salumiere, immagino? Coglierò l’occasione per capire se, magari, avere un avvocato non condiviso per me non sarebbe meglio, nell’ipotesi di poter recuperare qualcosa di quello che ho perso. Solo soldi, ovviamente. Il resto che ho perso purtroppo non c’è avvocato che possa rendermelo, partendo da mia nipote e finendo con il rispetto per i miei ex suoceri, che dopo 9 mesi di separazione, con il figlio tutto bello contentone con la sua nuova fidanzata perfetta, ancora si rifiutano di vedermi e rispondere ai miei messaggi come se gli avessi mangiato il gatto.

Ho anche fatto qualche colloquio, nella speranza di allontanarmi da un posto di lavoro che sta diventando sempre più di difficile gestione. Ho trovato un progetto fantastico, per cui però forse ora, in mezzo a tutto questo, non sono all’altezza, anche solo per una mera questione di impegno che ci posso mettere. Ho trovato anche i soliti postacci; il colloquio con un’azienda che crea banner ingannevoli che una volta cliccati ti addebitano un abbonamento di 5€ a settimana sulla sim è stato esilarante, per esempio (per me – per loro credo meno), e mi ha spinta verso la scelta di lasciar stare, per adesso, che c’è sempre di peggio e io, appunto, ho altre cose su cui concentrarmi.

di campanelli, dell’amore e della felicità

La nostra storia è iniziata al suono delle mie cavigliere. Oggi ho ricomprato quella che ho perso, perché conto i giorni a quando tornerà la primavera e potrò di nuovo indossarle e scampanellare ogni volta che gli passo davanti. Ormai i giorni sono passati e sono diventati settimane che sono diventate mesi e che sfrecciano in avanti veloci, come se avessimo acceso il fast forward senza accorgercene. Non posso credere siano passate delle intere stagioni da quella prima sera, quel disgustoso gnocco fritto, la mia canotta bianca, gli strokes e tutto quello che c’è stato dopo. Ogni giorno sono costantemente sorpresa dal fatto di aver trovato una persona così, come se fosse ancora il primo giorno, ed allo stesso tempo a mio agio come se fossimo insieme dal mio primo secondo di vita, in un modo in cui nemmeno sola posso pensare di esserlo. Non c’è minuto che io non voglia passare con lui, e per la prima volta il concetto di spazio per me, di stare per conto mio, include un’altra persona come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Eravamo due estranei fino al giorno prima, lo siamo stati per anni in realtà, e di colpo è diventato la cosa meno estranea con cui abbia mai avuto a che fare. Non lo so, come andrà a finire. Ho una paura fottuta però. Di rovinare tutto, o che tutto si rovini, anzi, ho paura di quando tutto si rovinerà. Ma fino adesso ho almeno una certezza: non ho nessun dubbio che ne sia valsa la pena. Sarebbe valsa la pena di buttare all’aria un matrimonio, un mutuo, una casa anche solo per il dieci per cento di quello che mi da. Sarebbe valsa la pena farlo anche per la parte peggiore di lui, per i momenti più noiosi e inutili.