è solo un blog

i'm a fountain of blood in the shape of a girl

dell’algarve

La natura in questo posto è violentemente bella. Non so dire se sia per la casa in cui siamo, immersa in campagna e circondata da un terreno completamente incolto, dove vivono conigli (coelhos), cicogne, rondini e tantissimi altri uccelli, insetti, formiche, il cui lavoro frenetico ci divertiamo a osservare durante la giornata. Mancano quasi completamente gli insetti fastidiosi: poche mosche, un paio di zanzare, nessuno scarafaggio, nessuna falena. Insomma, pare quasi finto.

Siamo sempre circondati da piante e fiori, bouganville, oleandri, ulivi, limoni, aloe, piante più esotiche ed alcune mai viste prima, distese di fiori viola nelle paludi fino alla spiaggia, alberi dai fiori lilla in ogni via, vicolo o piazza.

A coprire gli odori della natura, quando passeggiamo nei vicoli di questi paesini che sembrano usciti da una guida Lonely Planet illustrata da una AI, illuminati, infiorati, abbelliti e decorati come se Pinterest fosse il mondo reale e non lo sapevamo, a sovrastare il profumo di erba selvatica, gigli, liquirizia, ci pensano gli odori del cibo: carne arrostita, aglio, odori familiari e allo stesso tempo speziati come un ricordo lontano della Compagnia delle Indie. Ristorantini adorabili apparecchiati come se Borghese stesse per girare l’angolo con la sua auto nera per ribaltare il risultato, purtroppo in questa stagione frequentati per lo più da giovani e anziani inglesi, che in questo momento sembrano essere almeno la metà della popolazione. Eppure, in qualche modo, sembra ci sia una strana magia che il Portogallo, o l’Algarve stesso, sarà per il ritmo lento, ma non può essere solo quello, allora forse per il portoghese, per i portoghesi che parlano portoghese, che quasi sussurrano una lingua tutta scivolante e musicale, che questa magia fa sì che anche gli ospiti tra i più chiassosi e fastidiosi del pianeta, qua siano stranamente sottotono, molto integrati con l’ambiente circostante.

C’è molta lentezza, come in Spagna. Anche se per molti questo potrebbe sembrare un punto a favore, per me è qualcosa di complicato con cui relazionarmi. Quasi un’imposizione a cui devo adeguarmi, riluttante. Questo è, al momento, l’unico difetto che ho trovato.

Avevo grandi aspettative per questa terra, affascinata da sempre dalla lingua e da antiche storie di epoca coloniale, dalle piastrelline blu, e avendo poi visto fotografie di spiagge bellissime, grotte, scogliere mozzafiato. Per questa piccola parte di visita, le aspettative sono state superate ampiamente. Credevo bello, ma davvero non così tanto. Ora desidero ardentemente finire di visitare il resto, Lisbona e il nord, e rispondere alla domanda: l’azul, il colore nazionale, lo è per il colore del cielo o per le piastrelle, e se per le piastrelle, lo sono per il colore del cielo?

del solito tran tran

Da due settimane siamo di nuovo nel grigiore e nel freddo della periferia invernale di Milano, con i nostri camion che fanno manovra sotto casa e gli aerei che ogni tanto sentiamo partire.

I tre mesi passati sembrano così lontani da sembrare ormai pochi giorni, mentre la velocità con cui ci siamo riabituati a casa ci fa sembrare di non essere mai partiti. Ma nonostante una prima settimana di sdegno e disperazione, il tappeto sotto di noi va avanti e noi, da bravi piccoli automi, avanziamo con lui. Il weekend è stato super produttivo, con molti lavoretti in casa che attendevano da molto finalmente completati, molte visite a case in vendita, una sessione di shopping sfrenato per ripagarmi dei tre mesi senza (che poi non è nemmeno vero ma facciamo finta che lo sia), un inizio di giardinaggio per goderci il primo sole di primavera e pure una festicciola per il rietro.

Insomma, niente di nuovo all’orizzonte. Se non che forse abbiamo trovato una casa che ci piace. Shhht.

del buon tacere

Da un articolo su Repubblica, mi colpisce una frase: “Alla sera ogni tanto mi guarda e dice che è stufa di respirare“.
Poche parole che mentre leggo sento molto, molto vicine, e che comprendo più che bene. So perfettamente cosa vuol dire esser stanchi di respirare, desiderare che smettere di farlo fosse sufficiente per non dover più pensare ad altro.

«se la pensi così allora ammazzati»

«dici cazzate solo per fare scena»

Potrei fare un elenco infinito di quello che mi sono sentita dire, in questa vita, da persone più o meno (ma spesso più) vicine ogni volta che si è entrati in discorsi relativi all’attaccamento alla vita e ho espresso i miei sentimenti, più o meno approfonditamente.
Persone intelligenti, persone sensibili, persone anche particolarmente attaccate a me, che d’improvviso prendono tutto il buon senso che hanno e lo buttano nel cesso per dare una risposta aberrante a qualcosa che, semplicemente, non possono capire. Credendo di avere l’aberrazione davanti, invece che dentro, e non comprendendo che non tutti nascono, crescono e mantengono lo stesso attaccamento alla vita della “media”.

E allora sono qui a dare un consiglio che dovrebbe essere seguito da tutti: se non hai mai avuto un momento nella vita in cui ti sei riconosciuto nella frase qui sopra, non esprimerti. Se proprio devi esprimerti, pensa che davanti hai una persona che sta male, o che comunque non prova le tue stesse cose, senza per forza essere stupida, pazza, mitomane.