Ancora, a 40 anni, ad avere problemi su questo tema: cos’ho di sbagliato?
Quando io ed e. abbiamo iniziato a frequentarci ho conosciuto una delle tante persone del suo gruppo di amici milanesi. Siamo diventate presto amiche, complice anche il fatto che lei abita al piano sopra di noi e una certa affinità caratteriale. Nel tempo, lei ha insistito molto sul concetto di “amiche”, concetto da cui io mi tengo ben alla larga: ricordo ancora con poco piacere l’ultima amica che ho avuto, la cara Merda (ah no, si chiamava Sara). Così come nelle relazioni sentimentali, essendo anche l’amicizia stretta una relazione sentimentale alla fine, tendo a stare sulle mie ed evito di legarmi troppo.
Quando alla parrucchiera che mi aveva consigliato, chiedendomi come ci conoscevamo, risposi che eravamo vicine di casa, mi venne amichevolmente rinfacciato per molto, molto tempo.
E allora va bene, diciamo che siamo amiche.
Dal 2016 al 2020: tutto perfetto. Vacanze insieme, spesso noi tre (io, e. e lei), cinema, cene, birrette al rientro dal lavoro. Tutto molto bello.
Nell’anno del covid ci vediamo lo stesso, noi chiusi in casa e lei invece tutti i giorni a lavoro (scelta personale che non ho mai condiviso ma per cui sia io che e. avevamo deciso di assumerci il rischio di contagio e lasciare che facesse come credeva). Vivendo lei sola, siamo addirittura i salvatori del periodo covid.
Poi nel 2020 decidiamo di andare in vacanza insieme ma anche con altri amici. Lì succede qualcosa che ancora oggi non mi è dato sapere, ma per sua stessa successiva ammissione, qualcosa cambia. Soprassiedo a un paio di rispostacce e comportamenti del cazzo, torniamo dalla settimana insieme, e da lì non ci vedremo più fino a dicembre quasi. In quei mesi, ancora ignara del qualcosa che era cambiato, e con le fette di prosciutto sugli occhi, io proseguo come sempre: inviti al cinema, inviti a uscire, inviti a birrette in casa. Ricevo per mesi in risposta solo dei “no”. Monosillabi. O nessuna risposta. Mai una proposta alternativa, mai un rimandare, solo no. Va bene. Poi comincio a capire che qualcosa non quadra, dice che non ha voglia di uscire in generale, eppure la vedo uscire, solo non con me.
Dopo mesi, prendo in mano la situazione e chiedo chiarimenti. Mi viene detto che il non uscire non c’entra niente con me, che è lei che non esce, con nessuno. Soprassiedo, so che non è vero, ma va bene così. Si fa così con le amiche, no? Spiega che qualcosa era cambiato anche se non sa cosa. Nel corso della lunga serata chiarificatrice, mi scappa la frase: in questi mesi ho rivalutato la nostra amicizia. Potevo sicuramente formularla meglio (solo che mentre lei invece aveva avuto mesi per pensarci su, io ero del tutto ignara e impreparata a cosa mi sarebbe stato detto), ma di fatto è quello che pensavo e penso tutt’ora: passiamo dal vederci tutti i giorni a non sentirci mai, senza uno straccio di spiegazione, se non quando punto i piedi e la pretendo io? Beh, cazzo, certo che rivaluto. Chiudiamo la questione con queste specie di spiegazioni. Non cambia nulla. Al trecentesimo no mi gira il cazzo e le scrivo: guarda che se non mi faccio più sentire, è perché mi sono rotta il cazzo di ricevere sempre e solo no in risposta. Giusto per evitare che tra mesi venga accusata io di aver chiuso le comunicazioni. Mi risponde che la frase incriminata qua sopra (una frase detta, ormai, 5 mesi fa) l’aveva fatta rimanere male e che le cose da lì non erano state più le stesse. E che non ha gradito uno scambio di messaggi che avevamo avuto a febbraio (uno scambio dove io le chiedo più o meno dieci volte cosa ne pensa di una cosa, lei non risponde mai alla domanda, dice altro, le dico sì ma cosa ne pensi? e niente, e quando dopo ore risponde, le dico: troppo poco e troppo tardi perché a me il cazzo si rompe facile). Ripenso al mio soprassedere. Che spreco.
Quindi: non ti fai viva per mesi, ma poi la stronza che chiude l’amicizia sono io perché una sera, davanti a uno spritz, ti ho detto una frase che non t’è piaciuta.
Oh, ma chissà come mai mi tengo alla larga dalle amicizie, eh?